Camille Claudel fu una scultrice così grande da rivaleggiare con Auguste Rodin, di cui era stata allieva e amante. L’occasione di parlare di lei mi viene dal fatto che ieri ho tenuto una conferenza nell’ospedale psichiatrico di Montfavet (Avignone) e ho raccolto le storie della gentilissima direttrice del piccolo museo, a lei dedicato, che si trova all’interno dell’ospedale in cui Camille venne internata dal settembre del 1914 all’ottobre del 1943. Il suo primo internamento fu a Parigi ma, allo scoppio della prima guerra, l’ospedale psichiatrico di Parigi divenne quartier generale delle forze armate e quindi i degenti vennero trasferiti in questo grandissimo ospedale psichiatrico, costituito come una cittadella di padiglioni immersi nel verde, in cui i pazienti circolano con una certa libertà. Quando Camille fu internata molti pensarono che fosse morta, talmente la sua famiglia si premurò di cancellarne ogni traccia. Un giorno una donna delle pulizie dell’ospedale psichiatrico, intenerita dall’isolamento in cui Camille era tenuta, le consegno alcune lettere sequestrate dalla direzione su indicazione della madre. Ma quando quest’ultima lo scoprì fece licenziare l’inserviente. Qualcuno disse che si trattò di un internamento abusivo, quasi un sequestro E, se non lo fu, perché Camille restò lì dentro così a lungo?

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