Ma un figlio dovrebbe comprare un vibratore alla mamma per la sua festa, come suggerisce una nota marca nella sua pubblicità?
Voleva, infatti, fare una affissione per la festa della mamma con il suggerimento ai figli: “falle un regalo che le farà veramente piacere” [sic!]
Il fatto che questa affissione sia stata proibita non significa che fosse un’affissione per una qualche libertà!
Non passa per testa il significato tossico del gesto? Non sono certo i figli che devono occuparsi del piacere della donna che è anche la loro madre. Se ne occuperà un terzo, all’occorrenza un padre o qualche altro/a.
La comunicazione della famosa marca è più perversa della perversione che dice di volere combattere.
Bisogna continuare a distinguere la donna dalla madre, altrimenti ci troviamo madri che baciano sulla bocca i figli, che dormono con loro, fino ad arrivare a figli che regalano con un sorriso un vibratore alla madre, magari già immaginandola nell’utilizzo.
Non metto l’immagine della affissione per non fare loro ulteriore pubblicità.
Teniamo i confini, teniamo ai confini. Perché l’amore è confine, non il suo sfondamento.
Ci sono cascate veramente in molte nella trappola del vibratore-liberatore delle mamme. Non cito per decenza gli articoli “di fondo” (effettivamente hanno toccato il fondo) apparsi nel we su La Stampa (che comunque è un buon giornale) e altre testate, tutti scritti da donne a sostegno della pubblicità e contro chi protestava per l’indecenza simbolica e psico-evolutiva di quella comunicazione.
Come femminista della prima ora, questi “spiegoni” sul patriarcato che nega il piacere femminile tirati fuori a sproposito, cioè sostegno del mkt dello stimolatore, mi paiono di una ingenuità sconfortante.
Se il desiderio della madre deve restare enigmatico per un figlio non deve restare bigottamente nascosto, per il collettivo, quello della donna.
Il bambino contemporaneo spesso sa precisamente che il “desiderio” della madre non mira verso un altrove ma cade esattamente sul suo capo. Così, egli resta prigioniero del godimento di quella madre che non distingue tra il bambino e sé, tra il bambino e un partner.
La sessualità dei genitori non è questione dei figli e sbattergliela sotto gli occhi – o chiedere loro di parteciparvi attivamente facendosi regalare un vibratore – non li aiuta perché la sessualità dei genitori è traumatica. Il corpo dei genitori deve restare tabù per un figlio. Sempre che voglia farsi una vita sua.
Se vede per caso la scena primaria, il turbamento può essere elaborato in funzione evolutiva (ad esempio: non sono io che devo far felice mia madre, posso andare per la mia strada a cercare un altro/a). Se viene invece sollecitato ad essere coinvolto/a donando lo stimolatore diventa un inserimento improprio nel piacere della coppia.
Vediamo se questi argomenti possano aiutare queste frange di giovane femminismo confuso (dal plusmaterno).