“L’amore per la letteratura, per il linguaggio, per il mistero della mente e del cuore che si rivelano in quella minuta, strana e imprevedibile combinazione di lettere e parole, di neri e gelidi caratteri stampati sulla carta, l’amore che aveva sempre nascosto come se fosse illecito e pericoloso, cominciò a esprimersi dapprima in modo incerto, poi con coraggio sempre maggiore. Infine con orgoglio.” (J.Williams, Stoner)
Scritto in America nel 1965 è stato definito dal New Yorker come «il più grande romanzo americano di cui non avete mai sentito parlare». Alla sua pubblicazione vendette solo 2000 copie e fu riscoperto in Europa nel 2012 diventando un bestseller. Peccato che l’autore – alla cui vita s’inspira – non lo seppe mai perché morì prima.
Stoner è un anti-eroe americano, dignitoso, intelligente, garbato e fine. La bella storia di un uomo che ama con passione la letteratura, il suo mestiere. Il senso di un lavoro che si ama è racchiuso in questo gioiello.
Il libro è anche un’interrogazione sul potere, sul ‘che fare’ quando si è ridotti all’impotenza da colleghi potenti che ti odiano e da una moglie che ti sottrae la figlia con una manovra di apparente amore e premura contro la quale non si può che essere impotenti.
In un’epoca in cui il potere è del più forte, di chi strepita, di chi si muove con un’astuta ambizione, spesso feroce e primitiva, questo è un romanzo sull’impotenza eroica e sulla presa in carico delle impossibilità della vita. Esse esistono, costituiscono i limiti della nostra esperienza, dentro i quali possiamo però giocare una degna partita.
Lui, Stoner, ama. I suoi persecutori, Lomax e Edith, invece, non conoscono l’amore.Un libro così sfaccettato, non scontato, mobile e, nello stesso tempo, chirurgicamente preciso.
lp