Nonostante fossi stata avvertita della noia mortale del film “Le otto montagne”, il tema padre-figlio mi sembrava troppo cruciale per essere lasciato da parte per una semplice possibilità di tedio. In effetti, su questo tema, il film non delude, almeno alla mia lettura. Il figlio biologico si separa dal padre e dalla madre, come è giusto che sia e con tutte le difficoltà esistenziali di lavori improbabili e sottopagati. Al suo posto i genitori “adottano” idealmente il ragazzo montanaro, amico del figlio, che invece fa loro molta compagnia. Il padre fa con lui quello che ha sempre sognato di fare col figlio biologico, cioè camminare in montagna. Gite a cui il figlio naturale si era sottratto con forza dicendogli: “papà, queste sono cose che si fanno con gli amici, non con i genitori. Tu non hai amici e vuoi farle con me!” La fine del ragazzo di montagna, che non rivelo per non spoilerare troppo, ci racconta con precisione gli effetti di un eccessivo ingombro da parte dei genitori, bio o sociali che siano, padri o madri che siano.
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