Ieri a Novara, nello spazio “Mamme a venire”, c’erano passeggini, pance e persino allattamenti in diretta, ma c’era anche molta molta attenzione per le cose divergenti, rispetto al discorso comune sulla madre, che stavo dicendo.
Le mamme oggi sono sole: a loro si chiedono prestazioni come fossero un’azienda, perfezioni come fossero adepte di una religione della gravidanza, performance per tenere alta l’idealizzazione che grava sulla maternità contemporanea. Ma le donne in carne e ossa che affollavano l’aula, e che erano lì con i loro bambini, erano tutte orecchi e comprendevano che dissentire sull’immagine capitalista attuale del materno le alleggeriva da pesi e angosce, quelle angosce che alcune loro compagne d’avventura, meno fortunate, sfogano in fanatici gruppi social che non alleviano la solitudine ma radicalizzano i fantasmi e i conflitti.
Le “mamme a venire” pensano.