
Questo è quanto ho scritto in Troppa famiglia fa male, per cui quando stamattina sento un giornalista de Il Tempo incitare alla disobbedienza civile che, nella sua oscura visione, dovrebbe servire a ricongiungere a Natale i genitori coi figli adulti, penso che se anche avesse letto la Arendt di certo non l’ha capita. Non è che possiamo pensare che quando le istituzioni ci dicono qualcosa che non ci garba – e per alcuni buoni motivi che riguardano i contagi e i morti -, stanno per questo facendo naufragio. Questa miopia ha un nome, si chiama “familismo amorale”, come direbbe Edward Banfield, e cioè il «massimizzare i vantaggi materiali e immediati del proprio nucleo familiare» a discapito del legame sociale. Tra parentesi, è proprio questo atteggiamento – la famiglia prima della società – che, secondo Banfield, starebbe alla base del consenso del popolo italiano al fascismo.
Orsù, piantiamola di fare i bambini: il Natale è una festa dell’infanzia e ora ci è chiesto di essere uomini e donne, cioè di non metterci nel posto dei figli bisognosi di coccole natalizie, ma in quello di chi protegge i figli.
E i vecchi.
Sveglia!