Si chiama Zuranolone, è americano, ma non è un nuovo personaggio della Disney. È un antidepressivo specifico per…neomamme. Già!
La FDA lo ha approvato: il che, potenzialmente non è una garanzia dato che aveva approvato anche quell’OxyContin per i dolori scheletrici post operatori, che si rivelò responsabile di un’epidemia da oppioidi in America e di centinaia di migliaia di morti.
Lo ha approvato come farmaco per combattere la depressione post-partum , “questa grave forma di disturbo mentale che si stima colpisca circa 1 neomamma su 7 dopo la nascita dei figli”.
Le madri sono donne che stanno vivendo una situazione importante e complessa e che hanno urgenza di vicinanza e di rete sociale. Dopo il parto nessuno pensa a loro, tutti a fare miao miao al bambino, quanto è bello, a chi somiglia, mente la donna si sente sfatta, brutta, sformata come un ormai inutile forno che ha prodotto il pasticcino che passa di bocca in bocca, di bacio il bacio di parenti assatanati.
Dopo averle inferto una dose letale di assurdo narcisismo con giubilanti riflettori alla sua pancia che l’hanno fatta sentire l’eroina del secolo (non quella “eroina”, anche se sarebbe in tema), ecco che arriva l’abbandono. È di questo che si soffre. Come dive di colpo mandate a casa a cambiare pannolini da sole, senza più colleghi e amici con cui condividere la vita.
Lasciata sola a casa, sovente con l’intramontabile mamma della primipara che, con la sua iper-competenza, intimorirebbe anche il padre più volenteroso.
Molti casi potrebbero non essere depressione, ma un normale lutto di cui è fatta la vita. In questo caso muore l’Uno con il bambino e nasce una famiglia. Nasce quel Tre che non si valorizza mai. Il pallottoliere sociale si ferma assurdamente al Due.
Questo lutto fa parte dell’esperienza umana. Solo una società performativa, che ci vuole sempre pimpanti e produttivi, non lo riconosce come momento formativo. Rispettiamo i momenti della vita e raccontiamo alle future primipare la verità, non le favole.
Vediamo cosa dirà l’EMA, l’agenzia europea del farmaco, probabilmente già sotto pressione delle aziende farmaceutiche che intravedono ancora altri affari d’oro. Prima dello “zuzzerellone” si doveva ricorrere a flebo ospedaliere, mentre ora pillolina casalinga, e oplà il gioco è fatto.
Ma a essere “fatta” potrebbe essere solo la neomamma.