Facendo volontariato in una casa di riposo, ho prestato la mia voce a un racconto di Salgari, per un progetto dell’associazione AMO. Non avevo scelto io il libro, né ho mai amato particolarmente Salgari, ma, come accade quando non preordini, è stato per me sorprendente, sia per l’attenzione e la commozione degli anziani, sia perché leggendo ad alta voce mi sono accorta di una cosa, magari ovvia, ma che non avevo notato prima: Salgari, nonostante fosse uomo ben informato delle conoscenze scientifiche dell’epoca, dava grande dignità alla fantasia e all’immaginazione, alle vecchie e fantastiche storie di mare. Forse sapeva che la vita vera è nelle storie immaginarie, delle quali siamo tutti tessuti
Leggere quelle storie a persone in stato di fragilità, mi ha fatto anche pensare al rapporto d’amore complesso che ho con l’acqua: per esempio mi piace andare a vela ma ho anche paura. Anzi sono convinta che sia la paura che provo a farmi – poi – essere anche così felice sull’acqua. Una specie di felicità della sopravvissuta. 
#riscoprendosalgari