Natale e Capodanno sono l’epoca degli auguri e, tra quelli che girano sui social, questo è quello di una madre ai suoi figli. Non mi ha stupito, perché conferma un certo sentimento attuale di essere madre. Se essere madre è un lavoro a termine – prima o poi la madre deve diventare un po’ inutile – l’augurio di questa madre va in senso contrario. Non solo augura ai suoi figli di aver sempre bisogno di lei, ma quel vorrei essere tutto quello di cui avrete bisogno, li destina a svilire la domanda che potrebbero rivolgere a un terzo, a un padre, a un insegnante, a un amico o persino a un prete. Lei è già tutto questo e molto altro ancora. L’augurio, con quell’avrete, riguarda il futuro. Destina i figli a una vita claustrofilica, votata al chiuso, come rafforzativamente indica il disegno della famiglia-utero, a sostegno del messaggio. Ora, se la famiglia può avere una chance di essere amata nel corso della vita di un individuo, è proprio perché si apre, lascia andare chi è nato nel suo seno, si fa mancare un po’. Al contrario accade che, come per ogni amore, nell’esaustività dell’essere uno-tutto-per-l’altro, troverà la sua tomba.

(Esaustività, etimologia: dal latino exhaustus, participio passato di exhaurire cioè “esaurire”)

lp