Marie Bonaparte scrisse “Topsy. Le ragioni di un amore”, pubblicato Italia da Bollati Boringhieri, un lungo racconto molto apprezzato da Freud, al punto da tradurlo, in cui l’allieva – e ormai amica – Marie Bonaparte racconta del tipo di amore che lega un uomo al suo cane. Precisamente lei dice che un cane offre “il riposo dall’umano”, lontano cioè da “quegli atteggiamenti tipici dell’uomo, per cui si ama mentre si è ostili”. In effetti, l’amore che offre un cane sembra essere piuttosto lontano dalla consueta ambivalenza delle relazioni tra umani.
Tutto ciò tenendo presente quanto la parte conflittuale implicata nella relazione tra uomini sia preziosa, quanto meno per quell’esercizio di tolleranza e di moderazione delle pretese narcisistiche a cui obbliga e che ci fa umani. La vera tragedia è quando pensiamo che tra umani ci possa essere quella semplicità priva di note oppositive che si ha con un animale. Perciò sono piuttosto preoccupata dal fatto che le persone ricerchino questo tipo di rapporto nella coppia, ad esempio, cosa che si rivela del tutto impossibile, se non per qualche idilliaco momento, che pure esiste ed è fonte di gioia. È la gestione dell’ambivalenza che fatichiamo ad esercitare. Allora interroga se un cane è il sostituto di un rapporto senza conflitti (ma ogni tanto anche un animale punta i piedi – cioè le zampe- per quanto generalmente senza conseguenze).
Non si può pretendere che non ci siano asprezze tra umani, tra genitori e figli, ad esempio. Ci sono genitori che vorrebbero un rapporto privo di ambivalenze e confitti con figli che crescono. È questo che ha preso troppo la mano, oggi. In questo caso, si vorrebbero dei figli fedeli come cani.