La salute mentale passa per i limiti, i soli che offrono un posto soggettivo da cui parlare. La salute mentale dipende da una coerenza minima tra ciò che dico e il posto da cui lo dico. Tutto il lavoro analitico ha spesso come esito il trovare un proprio posto, diverso da quello che magari altri ci hanno assegnato nell’infanzia. La strada è capire i limiti delle relazioni che abbiamo. Il posto è ciò che si sfalda per un bambino iperattivo, e il suo movimento scomposto, a volte violento, è sì una protesta ma è anche una ricerca disperata di quel limite. Il posto è ciò che non ha una persona dipendente che scambia il proprio con quello dell’altro.
La salute mentale è aver – ricevuto o recuperato – delle coordinate, sponde in cui vivere e poter creare, come uno scrittore col suo foglio bianco, un pittore con i limiti della cornice del quadro o il musicista con le righe del foglio di musica su cui inventare note e silenzi. Senza una cornice, l’invenzione non è possibile e la vita diventa confusa e, a volte, abissale.
La salute mentale è un pentagramma.