Uccide la madre perché voleva andare a vivere lontano da lei, più vicino alla propria figlia, ma la madre non era d’accordo: “Non ne potevo più.
Vivere vicini era diventato ormai impossibile» avrebbe raccontato.
Non riuscire a opporsi a un genitore per le vie consuete del civile e normale conflitto, può portare alla tragedia.
Le liti con la madre erano quotidiane e feroci per via della decisione dell’uomo di cambiare casa, spostandosi solo di un paese lì vicino.
Davanti al pubblico ministero, il figlio 54enne ha definito la genitrice una madre ingombrante, «una madre padrone».
La zia del reo confesso dice: «Non può essere stato lui. Andava d’accordissimo con la mamma». Certo gli altri, nella simbiosi madre-figli, vedono solo l’idillio: non sanno che è un effetto dell’idealizzazione, la quale copre sempre il peggio.
L’uomo abitava nella villetta confinante con la moglie e ospitava quotidianamente la madre, a pranzo e a cena, nell’abitazione attigua.
La signora aveva 78 anni e ogni giorno si alzava alle 5 per pulire casa. È stata trovata con uno straccio stretto intorno al collo.
Casalinga da sempre, viveva con la pensione di reversibilità del marito morto 5 anni fa.
Non sappiamo i dettagli, non li sapremo forse mai, ma possiamo dire che non si può rivestire i panni di un figlio piccolo che sta vicino alla madre per sempre. Quando la separazione dalla madre arriva tardi – ancor più se si tratta di una plusmadre di carattere – si rischia di operarla in maniera cruda e drammatica. Non si ha veramente il coraggio di andare e quindi si fa un taglio nel reale (l’assassinio) perché – sottolineo perché – non si è potuto farlo in maniera più evoluta e simbolica, andandosene normalmente, come dovrebbe essere nell’ordine del mondo e delle cose.
E poi, i tagli nel reale sono sempre ripetizioni del sintomo: l’uomo, infatti, che stava facendo? Lasciava la madre per andare a vivere vicino alla figlia… Non capiva che in fondo stava reiterando il pericoloso sintomo simbiotico familiare?
Poi c’è la questione della nevrosi (psicosi?) della casalinga che soffoca se stessa e gli altri nella ripetizione di gesti insensati, perdipiù antelucani, e muore soffocata dallo straccio della polvere…